L’employability è un concetto ampio che comprende la capacità di trovare un lavoro e mantenerlo, di cambiare ruolo all’interno di una stessa organizzazione e di intercettare nuove opportunità professionali.

Su questa declinazione di employability hanno lavorato Elan, società specializzata in progetti di consulenza per lo sviluppo del capitale umano e organizzativo, e MaUnimib, una community interna dell’Università degli Studi Milano Bicocca la cui attività mira alla formazione e alla promozione di futuri protagonisti del cambiamento nelle imprese, nel no Profit e nelle Pubbliche amministrazioni.

I due enti hanno così creato un laboratorio in cui le aziende possono confrontarsi sul tema. L’obiettivo è quello di sviluppare un sistema di gestione e analisi dell’employability all’interno delle imprese, in modo da individuare un modello virtuoso ed estendibile a tutte le realtà del Paese.

Così è nato Employability cLab il laboratorio dedicato alla misurazione e alla valutazione delle condizioni che favoriscono l’employability all’interno delle organizzazioni. Il progetto prevede la possibilità di siglare delle partnership con le aziende interessate a sviluppare un piano di employability.

L’obiettivo è quello di conoscere punti di forza e aree di miglioramento. Per raggiungerlo Employability cLab è stato sviluppato in tre fasi:

  1. Studio e ricerca per la realizzazione di uno strumento capace di valutare le organizzazioni in base alla capacità di sviluppo dell’employability. Da qui la nascita di due parametri di valutazione, uno per il personale HR, l’altro per i dipendenti, che hanno restituito dati sulla loro personale percezione di employability e sulle condizioni di sviluppo dell’azienda.
  2. Test. La seconda fase coincide con la sperimentazione in due contesti aziendali differenti: Txt e-Solution e Sanofi si sono messe in gioco, al fine di validare l’efficacia dello strumento in due contesti organizzativi differenti.
  3. Lancio sul mercato. Dopo un anno di lavoro, il modello è pronto per essere applicato dalle aziende partner.

In questo modo è stato creato un modello accademico, che non solo misura l’impiegabilità dei dipendenti, ma anche la capacità delle aziende di sostenere la crescita professionale dei proprio lavoratori, trattenere i talenti ed attrarne di nuovi.

Il vantaggio, perciò, è duplice: da un lato i dipendenti assumono la consapevolezza della loro impiegabilità, dall’altro le aziende che faticano a trovare persone impiegabili, considerati anche gli alti costi del turnover, hanno uno strumento di retention in più, che fa sentire le persone soddisfatte e mostra che l’organizzazione investe su di loro.

L’esempio di Sanofi

Sanofi ha implementato il modello di employability nel suo stabilimento di Brindisi, dove lavorano 250 persone.

“Abbiamo deciso di aderire alla sperimentazione come leva strategica di successo nel mercato farmaceutico, che cambia sempre di più, ma anche in ottica di responsabilità sociale nei confronti dei nostri dipendenti che vivono in un territorio dove non c’è molto turnover”, ha spiegato Daniela Boccuni, HR Industrial Affairs Bp Manager di Sanofi.

La sperimentazione è stata fatta su 12 addetti alle Risorse umane e 120 dipendenti presi a campione. Una volta presentati i risultati, Sanofi ha agito in due direzioni. In un primo momento ha consolidato gli aspetti riconosciuti come virtuosi dal modello di valutazione, organizzando eventi per coinvolgere i dipendenti, farli sentire motivati e gratificati, sviluppando il senso di appartenenza all’organizzazione. Poi si è concentrata sugli aspetti da migliorare: mobilità interna, formazione e sviluppo.

I risultati ottenuti sono stupefacenti: tutti i dipendenti sono diventati consapevoli della realtà della propria azienda, partecipando attivamente al miglioramento.

Fonte: paroledimanagement.it