In questi giorni tanto difficili per il nostro Paese i più fortunati hanno la possibilità di continuare a svolgere i loro lavoro comodamente da casa. Vi abbiamo già parlato di come lo smart working sta aiutando tantissime aziende dalla chiusura, ma viene spontaneo chiedersi cosa accade nelle case degli italiani. Il lavoro da remoto, se pensato in determinati periodi dell’anno, è vantaggioso. Ma molte famiglie, con i figli costretti a casa dopo la chiusura delle scuole, sono in una situazione precaria. Una convivenza forzata comporta dinamiche da non sottovalutare.

Ci viene chiesto di cambiare radicalmente le nostre abitudini. Niente di più difficile, soprattutto per gli adulti che hanno la stessa routine da anni e che soffrono per il cambio drastico della loro quotidianità. Per chi ammette di “star bene” con le sue 8 ore lavorative lontano da casa, questo stop è tragico.

Partiamo dai coniugi. Alcune coppie trascorrono del tempo insieme solo nel week end o la sera, dopo una stancante giornata lavorativa. Nei casi in cui vige una certa armonia familiare, questa è un’occasione per rafforzare i legami, approfittando del tempo a disposizione per prendersi cura dei propri figli e del rapporto con il coniuge. Ma nelle famiglie disfunzionali, dove già normalmente gli equilibri sono precari, bisogna darsi delle regole. A dirlo è Chiara Ruini, professore associato di psicologia clinica presso l’Università di Bologna, e presidente della Società Italiana di Psicologia positiva. Innanzitutto bisogna gestire gli spazi, cosa che, per chi vive in una casa piccola, non è semplice. E poi c’è la gestione dei figli. Chi prepara loro da mangiare accettando di staccarsi dal computer? Chi gioca con loro? «Bisogna darsi delle regole ben precise, altrimenti questa convivenza forzata può diventare una miccia esplosiva» ammette la dottoressa Ruini.

Come comportarsi con i bambini? Inizialmente i figli, soprattutto coloro che frequentano la scuola primaria, avranno accolto con gioia la notizia della chiusura delle scuole, interpretandolo come un periodo di vacanza. Ma con il passare del tempo essere costretti a casa, senza poter svolgere le consuete attività scolastiche ed extrascolastiche, diventa un problema. I bambini si annoiano facilmente, e le loro giornate sembrano interminabili. «Bisogna dirgli la verità a proposito di questa situazione, con un linguaggio semplice e chiaro», dice Enrico Zanalda, Presidente della Società Italiana Psichiatria. «In questo modo si impedisce al bambino di sostituire la situazione reale con fantasie e paure eccessive, e lo si aiuta a responsabilizzarsi sulle regole da seguire».

Quello che stiamo vivendo oggi era inimmaginabile solo un mese fa. Il virus è arrivato improvvisamente, cogliendoci impreparati, sfidando la nostra capacità di sopportazione e la paura per la nostra incolumità. Ma, secondo gli esperti, si può uscire vittoriosi da questa situazione. Così conclude Ruini:

è importante ritrovare una forma di ottimismo e di speranza ma basandosi su un atteggiamento di reciprocità e consapevolezza. Ora siamo nella fase del trauma, ma ci aspetta una fase di crescita post traumatica che ha degli aspetti positivi. Questa epidemia ci sta facendo capire che non basta pensare a noi stessi e che è importante il recupero del senso del noi. E poi dopo aver sperimentato questo senso di fragilità, avremo l’opportunità di apprezzare di più la vita.

Fonte: repubblica.it