Stanziati fondi pubblici per l’imprenditoria femminile
Laddove 100 rappresenta ipoteticamente l’indice di assoluta parità tra uomini e donne, il nostro Paese si posiziona al quattordicesimo posto su 28 Paesi della Ue. A pesare è soprattutto il dato sull’occupazione delle donne. Nessun altro Paese in Europa, a eccezione della Grecia, ha un tasso di occupazione femminile più basso: nel 2020 in Italia era pari al 49%, il che significa che nel nostro Paese meno di una donna su due, tra i 15 e i 64 anni, lavora.
Proprio per intervenire su questo fronte il Pnrr ha stanziato 400 milioni di euro allo scopo di supportare l’imprenditoria femminile, il tutto nell’ottica di arrivare ad aumentare il tasso di occupazione delle donne di 4 punti percentuali entro il 2026.
Upday ha intervistato a tal proposito Claudia Segre, presidente di Global Thinking Foundation, Fondazione che si occupa da tempo di alfabetizzazione finanziaria tra le fasce più deboli o soggetti indigenti.
“Finalmente ci si è resi conto del peso economico e sociale che una migliore e maggiore partecipazione femminile in ambito lavorativo riveste per lo sviluppo del Paese” spiega Segre. “Dal sondaggio condotto con il gruppo Donne Fipe è emerso che l’84,8% delle imprenditrici ha fatto richiesta delle misure di sostegno previste dal Decreto Liquidità. Ma per quanto riguarda il settore Fintech e gli strumenti digitali, nessuna delle partecipanti all’indagine si è mai rivolta o si è mai interessata alle piattaforme Fintech di prestito. Inoltre, sul tema della sostenibilità e delle misure a favore dell’ambiente, abbiamo appreso che il 71% delle donne non ha preso in considerazione la riqualificazione energetica delle proprie attività, e che il 94% non ha usufruito dell’ecobonus. Per questo al nostro impegno sulla formazione economico finanziaria delle donne abbiamo unito quello sulla formazione imprenditoriale, che forniamo alle associazioni di categoria con il nostro progetto Donne al Quadrato. L’area prioritaria sulla quale occorre intervenire è quella della conciliazione tra lavoro e vita privata. In questo senso la riforma del Family Act messa in atto dalla ministra Elena Bonetti, incentrata sulle nuove misure a sostegno delle famiglie, per la partecipazione delle donne al mondo del lavoro e per il supporto ai giovani, rappresenta un importante primo passo verso un vero investimento nelle politiche sociali. E già si volge lo sguardo verso nuove misure di equità fiscale, come le agevolazioni sulle rette di asili nido e scuole dell’infanzia, e per la promozione della partecipazione al lavoro di donne, giovani e famiglie, come le agevolazioni fiscali per l’affitto della prima casa o per l’affitto ove vi siano figli iscritti all’università. Tutto questo è una riprova dello sforzo di cambiamento che il governo sta mettendo in pratica attraverso il Pnrr, agendo trasversalmente in tutte le sei missioni che lo compongono.”