Smart working: cos’è davvero e come migliora la cultura aziendale
Torniamo a parlare di smart working. Questa volta vogliamo partire dal suo significato. Sembrerà banale, ma non tutti sanno cosa si cela dietro questo concetto, e molti non hanno ben chiara la differenza tra smart working e lavoro da remoto. Lavorare in modalità smart vuol dire essere liberi: gestire autonomamente la propria attività, indipendentemente dal luogo e dal tempo impiegato. Avete capito bene, i tempi li decidete voi. Non facciamoci ingannare dai termini: il lavoro agile dura il tempo che il lavoratore è disposto ad impiegare per una determinata attività, a differenza del lavoro da remoto che, seppur svolto lontano dall’ufficio, è regolato dai consueti orari previsti dal contratto.
Come si può immaginare lo smart working si basa sulla fiducia: è questo l’ingrediente fondamentale che regola tale modalità lavorativa. Da qui le perplessità di molti datori di lavoro. Alcuni sono convinti che lo smart working può essere vantaggioso per il singolo, ma può causare gravi danni all’intera organizzazione. Per loro, infatti, le migliori intuizioni derivano dagli incontri, dai meeting e dal confronto vis a vis.
Dunque, lo smart working dev’essere considerato un nemico della produttività e del successo aziendale? Nient’affatto. Il lavoro agile, se implementato correttamente con le altre attività, può essere una grande opportunità per le aziende. Bisogna, dunque, partire dalla diffusione di una buona cultura aziendale: se tutti fanno propria la mission dell’azienda si potranno raggiungere ottimi risultati senza essere necessariamente nello stesso luogo.
Non solo. Per fare in modo che questa modalità di lavoro funzioni correttamente è necessario strutturarla nel miglior modo possibile. Ciò non si traduce in un aumento del controllo sui propri dipendenti, bensì nel miglioramento dell’organizzazione. A tal proposito bisognerebbe proporre lo smart working a tutti i dipendenti, e non solo a quelli che hanno necessità di flessibilità. Chiaramente, in tempi migliori rispetto a quello attuale, l’attività dovrà essere accompagnata da riunioni del team a cadenza settimanale, e da tutti gli incontri necessari per allinearsi e condividere i risultati.
In tal senso il tempo condiviso tra i collaboratori dev’essere valutato non in termini quantitativi bensì qualitativi. Un team dovrebbe incontrarsi perchè ha realmente necessità di farlo, e non perché è costretto a condividere giornalmente gli spazi. Il tempo trascorso con i colleghi diventerebbe così tempo di qualità, riservato alla parte più importante del lavoro, ovvero al momento creativo, all’innovazione e alla strategia.
Per rendere possibile tutto questo dev’esserci accordo tra i manager e tutto il resto dell’organizzazione. Un ambiente di lavoro rigido e troppo gerarchico non facilita l’autonomia e dunque è più esposto ai rischi dello smart working. Una cultura aziendale basata sulla reciproca fiducia, invece, è adatto a concedere a tutti flessibilità, favorendo la produttività e ottenendo ottimi risultati.