Possiamo parlare di ambizione in un colloquio di lavoro?
La parola ambire (andare attorno) nell’antica Roma si riferiva al comportamento dei candidati a cariche pubbliche i quali andavano in giro, attorno ai potenziali sostenitori, sollecitando il loro voto. Questa ricostruzione etimologica ci dice che l’ambizioso tende ad essere una persona arrogante, scorretta, infida.
Molto spesso infatti, durante un colloquio di lavoro, il candidato ambizioso teme di trasmettere un’impressione negativa e preferisce quindi non esporsi, rispondendo alla domanda “come si vede tra cinque anni?” nel modo più neutrale possibile.
Eppure l’ambizione è anche la voglia di raggiungere con determinazione quegli obiettivi che portano vantaggi anche all’azienda stessa e al team. Quale azienda quindi non vorrebbe persone ambiziose nella propria organizzazione? Purtroppo però esiste la possibilità che questo aspetto caratteriale assuma un significato negativo nel momento in cui il forte desiderio di ottenere qualcosa vada a scapito dei colleghi e dei clienti, oppure della persona stessa che magari trascura altri aspetti ritenuti altrettanto importanti.
Sarebbe utile quindi, prima di un colloquio, interrogarsi e capire il proprio livello di ambizione e la natura della stessa. Parlare di sana ambizione può essere vantaggioso se riusciamo a spiegarla con l’aiuto di casi ed esempi concreti, che mostrano al nostro interlocutore come la nostra ambizione sia stata utile in passato al team e all’azienda e come il risultato desiderato sia stato ottenuto con merito, impegno e correttezza.
E quindi, come rispondere alla domanda “come si vede tra cinque anni”?
Potremmo sostituire la parola “ambizione” con visione progettuale ridefinendone così il concetto ed evitando possibili pregiudizi da parte del nostro interlocutore. Dopotutto l’ambizioso è proprio colui che vede chiaramente dove vuole arrivare, il futuro desiderato, e che trasforma questa visione in un progetto.