Mentre i nostri genitori sono cresciuti con il mito del posto statale e in molti sono riusciti a realizzare il sogno di entrare nella Pubblica Amministrazione, oggi accade invece che i giovani vincono i concorsi pubblici e poi rifiutano il lavoro.

Questo perchè gli stipendi statali non sono come quelli di una volta e il costo della vita nel frattempo è aumentato. Parliamo di ragazzi con percorsi di studio e di lavoro post-laurea, giovani ambiziosi, competenti, che sanno quanto valgono, che ha studiato a lungo per poi  partecipare ai concorsi per laureati con specializzazioni post-laurea e gli viene offerto il minimo sindacale e a volte contratti a tempo determinato. Ed ecco perchè rifiutano, allettati nel frattempo dalle offerte molto più competitive delle aziende private, specialmente quelle all’estero.

E la Pubblica amministrazione resta a corto di personale, soprattutto di lavoratori ‘iper-skillati’ di cui lo Stato ha bisogno.

Il ministro delle infrastrutture Enrico Giovanni ha acceso un faro sul problema delle rinunce dei vincitori ai concorsi statali. “Le recenti assunzioni per i provveditorati e le motorizzazioni sono andate in parte deserte, in particolare nelle regioni del Nord”, ha dichiarato il titolare del Mims. “Per quanto riguarda i 320 funzionari di amministrazione che sono stati messi a concorso, una quota consistente ha rinunciato, evitando di prendere servizio, a meno che non gli fosse stata indicata una sede al Sud. Ricordo che le motorizzazioni hanno perso circa il 50% del personale negli ultimi 20 anni e distribuzione delle risorse non ottimale sul territorio, oltre a una obsolescenza dell’infrastrutturazione tecnologica”. E questo è solo un esempio di una lunga serie di fallimenti per la Pubblica Amministrazione, specialmente in un periodo in cui le professionalità risultano determinanti per affrontare e vincere le sfide del Pnrr.