Questo è un momento difficile per tutti. Nonostante il lockdown sia finito, le conseguenze continueranno a farsi sentire almeno per il resto del 2020, e milioni di lavoratori temono per il loro futuro professionale.

Per molti le cose sembrano più difficili di prima. Difficile rapportarsi con capi e colleghi che non vedono da mesi, difficile mantenere alta la produttività, difficile trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata. Ma la cosa più difficile di tutte è essere ottimisti: la paura per il futuro accomuna tutti, dai manager agli stagisti.

I timori sono legati a quella agognata promozione che non avverrà, al rientro in ufficio senza le dovute precauzioni, al fatturato aziendale troppo basso e al conseguente licenziamento di massa.

Nessuno di noi ha la sfera di cristallo, ma chi si occupa di Risorse umane ha una responsabilità verso i dipendenti: preservare il lavoro, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Non solo. Gli Hr hanno anche il dovere di rassicurare le persone, cercando metodi alternativi per salvaguardare il loro futuro in azienda.

Per farlo, può essere d’aiuto porsi quattro domande, cercando di immaginare le risposte. Questo può essere un buon punto di partenza, in grado di ottimizzare il lavoro degli HR.

  1. Cosa vorremmo dicessero le persone che lavorano con noi a proposito di come la nostra azienda ha gestito la pandemia?
  2. Di converso, che risposta daremo ai futuri candidati che ci chiederanno come abbiamo gestito la pandemia? Ovviamente, non solo in termini di sicurezza sanitaria, ma anche in relazione alla comunicazione, allo stile di leadership adottato, alle modalità di lavoro agile proposte.
  3. Promuover iniziative, inventare nuovi modi per mandare avanti l’attività lavorativa è importante. Ma ci stiamo ricordando anche della dimensione emotiva di chi riceve le nostre comunicazioni?
  4. E se ci sono delle scelte difficili da compiere come, purtroppo, accade e accadrà, ci stiamo prendendo la responsabilità di quel che accade, non solo come manager? Ad esempio, se ci sono stati dei licenziamenti, siamo in grado di spiegarne il motivo e di comunicare che la scelta è stata nostra, e non del datore di lavoro?

Insomma, porsi e rispondere a queste quattro domande è estremamente difficile. Vuol dire fare i conti con sé stessi e con il modo in cui facciamo il nostro lavoro di responsabili delle Risorse umane. Se prima della pandemia eravamo responsabili della gestione di non poche problematiche aziendali, adesso sulle nostre spalle c’è il futuro dell’intera organizzazione.

Ma non bisogna perdersi d’animo: se ognuna di queste quattro domande ha una risposta esaustiva, vuol dire che abbiamo svolto bene il nostro lavoro. In caso contrario, niente paura: nessuno poteva immaginare di doversi trovare a gestire una situazione così complessa, perdonatevi e continuate a fare del vostro meglio.