In questi giorni si è molto discusso della notizia che vede coinvolta una lavoratrice infortunatasi durante la pausa caffè. Come mai la Cassazione le ha negato l’indennizzo?

Per la Corte di Cassazione è da escludere l’indennizzabilità dell’infortunio subito dalla lavoratrice durante la pausa e lungo il percorso seguito per andare al bar a prendere un caffé, poichè la lavoratrice si sarebbe volontariamente esposta ad un rischio non necessariamente connesso all’attività lavorativa per il soddisfacimento di un bisogno non impellente.

La Cassazione ha quindi accolto il ricorso dell’Inail che aveva invece perso i due precedenti gradi di giudizio. Sia il Tribunale sia la Corte d’Appello avevano, infatti, accolto il ricorso della lavoratrice. L’impiegata aveva ottenuto dall’Inail l’indennità di «malattia assoluta temporanea», oltre all’indennizzo per danno permanente del 10% dopo la caduta. La donna, il giorno 21 luglio 2010, si era allontanata dall’ufficio insieme a due colleghe per fare una pausa caffè presso un vicino bar e in tale frangente era caduta mentre percorreva il tragitto a piedi procurandosi un trauma al polso destro.

Per la Corte di Cassazione però, si era trattato di un rischio assunto volontariamente dalla lavoratrice in seguito ad una sua scelta arbitraria mossa da esigenze personali.

Per potersi avvalere quindi dell’indennizzo l’incidente deve verificarsi nel tempo e nel luogo della prestazione lavorativa.