L’emergenza sanitaria in corso ha messo il mondo in pausa. Eppure il Coronavirus non è la prima pandemia che il mondo ha dovuto affrontare. Nel lontano Medioevo la peste uccise milioni di persone, generando conseguenze oggi inimmaginabili. Nonostante ciò l’umanità è riuscita a superare quella crisi in un modo eccezionale. La peste portò il Rinascimento. Una rinascita artistica e culturale mai vista prima di allora, il cui imperativo era la riscoperta del bello.

Oggi, ci prepariamo ad uscire da un periodo altrettanto critico, con uno spirito totalmente nuovo. Dopo il Covid bisogna ripartire dall’utile: abbiamo imparato che possiamo fare a meno di tante cose, ma non tutto va ripensato in una nuova ottica. Quest’esperienza ci ha insegnato l’importanza dei dati, dell’always connected, della remotizzazione e della robotizzazione di alcuni lavori. Da qui nascerà una nuova realtà. il Mondo 5.0 dovrà consentirci di mettere in pratica ciò che abbiamo imparato.

Abbiamo a disposizione tanti ed efficaci strumenti per affrontare la pandemia:

  • Big data. Mai come ora abbiamo tanti dati a disposizione: batteremo il virus con la matematica.
  • Cloud e infrastrutture di rete: i servizi cloud sono sempre a nostra disposizione, 24 ore su 24.
  • AI: l’intelligenza artificiale è in grado di risolvere non pochi problemi. Durante la pandemia si è dimostrata un’importantissima alleata per il settore sanitario.
  • Robot: in Cina gli infermieri vengono sostituiti dai robot, così da evitare la diffusione del contagio ( i robot non contraggono alcun virus).
  • Manifattura additiva: lode alle stampanti 3D. Questo strumento di ultima generazione è stato capace di salvare non poche vite, creando le valvole d’emergenza per i respiratori.

Nel pieno di questa gloriosa rivoluzione, purtroppo, alcuni restano indietro. Il nuovo Cerved Industry Forecast , dedicato agli impatti del Covid-19 sull’economia italiana, mette in luce un quadro preoccupante. Le imprese del Bel Paese rischiano di perdere dai 270 ai 650 miliardi di fatturato nel biennio 2020-2021, con conseguenze senza precedenti per alcuni settori: ad essere in pericolo sono soprattutto le strutture ricettive e l’automotive. Ma l’analisi fa ben sperare per il futuro prossimo: già a partire dal 2021 i ricavi potrebbero tornare, o addirittura superare, i livelli raggiunti nel 2019.

Detto ciò gli scenari possibili sono due. Nel caso di un rientro rapido dopo l’emergenza, le imprese italiane perderebbero il 7,4% dei propri ricavi, per poi recuperare nel 2021, in cui è previsto un aumento del 9,6%. In questo caso a soffrire di più saranno le strutture ricettive, insieme con i trasporti aerei e il settore dell’intrattenimento. Il secondo scenario prevede una durata prolungata dell’emergenza, che causerebbe una perdita del 17,8%, pari a 470 miliardi in meno per le imprese italiane. In questo caso le cose si mettono male soprattutto per alberghi, agenzie viaggi e tour operator.

Se dall’Italia si rivolge lo sguardo al resto del mondo, il quadro non è certo migliore. L’analisi di Brand Finance ha considerato la situazione di 36 settori economici. Tutti, in misura differente, hanno perso valore d’impresa nel periodo che va dal 1 gennaio al 18 marzo 2020. A perdere meno valore sono il settore aereospaziale, quello energetico, turistico, tessile e bancario.In particolare, a risentire meno della crisi sono i prodotti per la casa, utility, le telecomunicazioni, i prodotti alimentari e quelli farmaceutici. Dall’analisi, inoltre, emerge un aspetto interessante: anche alcuni sotto settori e brand che hanno buone possibilità di tenuta perdono valore. Tra questi Amazon (Retail) Netflix (Intrattenimento) e PayPal (Servizi bancari).

Ma ci sono anche buone notizie. Riprendendo l’analisi del Cerved, emergono anche settori capaci di ricevere valore da questa disastrosa situazione. Parliamo del commercio online e della distribuzione alimentare moderna, settori capaci di rivoluzionarsi e riadattarsi alle nuove esigenze. In questo caso lo spirito imprenditoriale è fondamentale: senza la capacità di intercettare la nuova domanda non sarà possibile produrre una nuova offerta, basata essenzialmente sulla riconversione. Gli esempi di Prada e Calzedonia, che si sono messe a produrre mascherine, sono solo dei modelli di grandi brand, capaci di fare questo salto in autonomia. Ma anche le piccole realtà possono sopravvivere cavalcando l’onda del cambiamento.

Basti pensare alla grande crescita dell’E-commerce: secondo Netcomm il 75% di chi ha comprato online nell’ultimo mese non lo aveva mai fatto prima. Ma quali sono i prodotti preferiti dagli italiani? Ad essere acquistati online sono soprattutto i prodotti per il benessere fisico e psicofisico, insieme ai prodotti per la casa e il giardinaggio. Sorprende anche l’aumento degli oggetti per il benessere sessuale: la vendita dei sex toys è aumentata del 240%.

Che dire dei prodotti alimentari? Uno studio dell’Osservatorio eCommerce B2C evidenzia come la domanda di food e grocery online e schizzata da un valore pari a un euro ogni 100 euro di spesa fino a moltiplicarsi per un fattore di 10 o addirittura 20. Lo stesso discorso vale per il settore farmaceutico, dove il forte aumento è dovuto alla disperata ricerca di guanti e mascherine, ma anche l’Home Entrertainment, le piattaforme per la formazione professionale e quelle per la didattica online hanno conosciuto un incremento notevole.

In questo scenario le start up assumono un ruolo chiave. Se gli imprenditori devono necessariamente riconvertire il proprio business per adattarsi, gli startupper ragionano in una maniera diversa: scovano il problema e propongono una soluzione, così da creare un nuovo mercato. La sfida per lo startupper del nuovo contesto post Covid-19  sarà quella di lavorare non solo sui settori in crescita, ma anche su quelli che andranno ridisegnati.

Per questo le startup hanno un duplice ruolo in quest’emergenza: da un lato devono innovare, cioè ripensare i contorni di alcuni settori; dall’altro sono chiamate a “contagiare”: termine che si riferisce alla necessità di diffondere la cultura della resilienza, tipica delle mentalità delle startup, indispensabile per superare quest’oscuro periodo.

Dunque, è giunto il momento di abbracciare la nuova realtà: il mondo 5.0. Per farlo serve un nuovo modus operandi che consenta di ripensare il passato in funzione del futuro. I settori tradizionali devono subire un processo capace di ricostruire, in maniera nuova, vecchie economie, servendosi di idee e strumenti rivoluzionari. Al centro di questo processo c’è la digital transformation, che mai come in questo periodo ha conosciuto un’accelerazione straordinaria, tale da coinvolgere tutti gli ambiti della nostra vita: pagamenti online, intrattenimento, formazione e addirittura la nostra stessa capacità di socializzare.