In linea con la Convenzione di Istanbul, si muovono tre proposte di legge all’esame della commissione Lavoro della Camera.

Il primo progetto ha l’obiettivo di inserire le donne vittime di violenza fra le categorie protette da cui le aziende devono scegliere una quota di dipendenti. La norma prevede che i datori di lavoro che occupano fra i 50 e i 150 dipendenti devono assumere una unità di personale dalle categorie protette mentre se si superano i 150 dipendenti la quota di riserva si applica nella misura dell’1 per cento.

La seconda iniziativa propone anche l’ampliamento a tutte le imprese private della possibilità di fruire dello sgravio contributivo già previsto a favore delle cooperative sociali per le assunzioni a tempo indeterminato di donne vittime di violenza di genere.

Le donne vittime di violenza devono essere tutelate anche nel mondo professionale, sono dei soggetti fragili che devono essere supportati e assistiti nella ricerca del lavoro e nella formazione.

La formazione e l’aiuto per le donne che devono riniziare la loro vita da capo è un sinonimo di stimolo e volontà verso un futuro di crescita.

Lavorare è sinonimo di essere indipendenti e di trovare la propria parte nel mondo, inserimento importante per le donne in via di uscita da situazioni delicate.