Il 2020 è l’anno del Coronavirus. E dello smart working. Non si fa altro che parlare dei benefici derivati dal lavoro agile, una modalità lavorativa che ha salvato tantissime aziende dal blocco delle attività, mettendo al riparo stipendi e carriere. Se a questo si aggiungono i risparmi su affitti e consumi energetici, lo smart working diventa la soluzione e non l’alternativa al lavoro in ufficio. I manager di tutto il mondo sono tentati dal prediligere questa modalità anche in futuro. E c’è chi l’ha già fatto: Twitter lascia liberi i dipendenti di lavorare da remoto, per sempre, Google e Facebook obbligano i lavoratori a rimanere a casa fino alla fine dell’anno.

E il Pianeta ci ringrazia: l’indice di qualità dell’aria è migliorata notevolmente durante il lockdown. E lo smart working diventa così la nuova arma della sostenibilità. Fin qui tutto ammirevole. Ma proviamo a fare un viaggio nel tempo, senza andare troppo lontano, e osserviamo cosa accadrebbe, ad esempio, a Manatthan. Il noto quartiere di New York è una concentrazione di sedi di grandi uffici, banche e società d’investimento. Cosa succederebbe al settore immobiliare, ai ristoranti, ai negozi e ai bar che dipendono dagli impiegati dei suddetti uffici per sopravvivere?

Da anni si discute sull‘instabilità del settore degli uffici di Manatthan. Una discussione che si è intensificata dopo gli attentati dell’11 settembre, quando sembrava che nessuno volesse tornare a lavorare nei pressi del Ground Zero. Eppure, tutto è tornato alla normalità. Ma c’è chi pensa che dopo il Coronavirus questo ripopolamento non ci sarà.

Innanzitutto non è chiaro quando si tornerà a lavorare in sicurezza: per rendere i posti di lavoro davvero adeguati potrebbero volerci mesi. A ciò si aggiunge la crisi che sta attanagliando moltissime organizzazioni del luogo: tra i tagli previsti per far fronte alla nuova depressione ci sono gli affitti. Difficilmente i palazzoni di Manatthan abbandonati troveranno nuovi inquilini.

Le banche JP Morgan Chase, Morgan Stanley e Barclays sono tra i principali affittuari di Manatthan, e hanno già deciso che non tutti i dipendenti torneranno in ufficio, anche una volta finita l’emergenza. E il rischio è che crollando il settore immobiliare venga messo in ginocchio tutto il sistema che su di esso si reggeva: le tasse derivate dagli affitti rappresentano un terzo delle entrate della città di New York, e aiutano a pagare servizi essenziali come il ritiro della spazzatura, la manutenzione delle strade e le forze dell’ordine.

Per non parlare di China Town, il ghetto degli occhi a mandorla che attira tantissimi turisti provenienti da vicino distretto finanziario. Così come il resto delle attività che contano sulla frequentazione dei migliaia di impiegati, clientela indispensabile.

Poco o nulla, invece, si sa sull’opinione dei dipendenti. La loro vita potrebbe essere, alla lunga, stravolta da queste decisioni. Cosa rappresenta per loro lo smart working? Vuol dire poca concentrazione a causa della lontananza dall’ufficio e dalle interazioni sociali, o maggiore comodità, derivata dall’essere comodamente a casa senza perdere tempo sui mezzi pubblici o imbottigliati nel traffico?

Fonte: ilpost.it