Ci è facile pensare che il bullismo sia solo una piaga che nasce e muore con l’adolescenza. Purtroppo la realtà è ben diversa.

Episodi di bullismo e molestie non sono così rari sui luoghi di lavoro, ed è per questo che il gruppo Tim ha deciso di definire una policy per contrastarli. Nel documento si legge: «L’azienda si impegna a non tollerare comportamenti assimilabili alle molestie di genere, sessuali o bullismo, verificando che ci sia rispetto tra le persone e creando occasioni di sensibilizzazione sul tema delle molestie, in tutte le sue forme, diffondendo informazioni sugli strumenti a disposizione di tutti per prevenirle, limitarle e gestirle».

Ed è così che sono nati veri e propri percorsi di formazione e strumenti per la segnalazione di episodi di molestia, ovvero tutti quei comportamenti verbali, fisici e psicologici che causano danni alle prestazioni lavorative: dallo stalking, alle molestie sessuali, alle molestie di genere.

Accade anche, purtroppo, che chi è vittima di questi comportamenti non se la senta di fare la segnalazione. In questo caso cosa succede?

Ecco che entra in gioco allora la person of trust: «Una figura professionale esterna all’azienda, che rappresenta un punto di ascolto e orientamento per i dipendenti che vogliono un parere su quanto accaduto, hanno necessità di capire come interpretare gli episodi e come comportarsi, o desiderano dei chiarimenti sulla policy e i canali a disposizione per affrontare l’eventuale situazione problematica, senza che tutto questo rappresenti una segnalazione», si legge ancora nel documento.

A disposizione dei 40mila dipendenti c’è anche un servizio di consulenza legale e uno sportello psicologico gestito da psicologi e psicoterapeuti iscritti all’albo nazionale.

Il nostro augurio è che la policy introdotta da Tim per favorire l’inclusione e il rispetto sia di spunto per molte altre realtà aziendali.