L’intelligenza artificiale è al centro di molti dibattiti a tema innovazione. Si è discusso e sperimentato a lungo circa le possibilità di questa nuova tecnologia, in grado di cambiare radicalmente la nostra esistenza.

Il settore che più di tutti rimarrebbe colpito dalla larga diffusione dell’IA è quello lavorativo. Molti temono l’ingresso dei robot e dei sistemi altamente sofisticati nelle attività produttive non senza motivo: la loro presenza minaccia la posizione di molti lavoratori, che potrebbero essere sostituiti da macchine in grado di svolgere il lavoro umano in maniera efficiente.

Sembra uno scenario lontano, utopico, eppure è la realtà: ben presto i nostri colleghi saranno dei robot, altamente specializzati e capaci di svolgere le nostre stesse mansioni. L’intelligenza artificiale è minacciosa perché riduce al minimo la possibilità di sbagliare. Basti solo l’esempio degli scacchi: è stato constatato che un IA è in grado di sconfiggere un campione di scacchi in poche mosse, anticipandone le strategie.

E i lavoratori fanno bene a temere l’intelligenza artificiale. Perché non si tratta solo dell’insieme di tecnologie sofisticatissime a disposizione degli esseri umani. Essa è in grado di auto apprendere, cioè di apprendere da sé stessa oltre che dall’ambiente esterno e dall’iterazione delle tecnologie che la compongono, come se fosse un organismo autonomo e attivo.

Nonostante ciò, bisogna guardare in maniera dettagliata gli impatti sui ruoli professionali. Ad esempio nei ruoli di management la sostituzione sarà necessariamente parziale. Infatti le funzioni manageriali (considerate in un spettro molto ampio dall’amministratore delegato fino al direttore di un negozio) si basano su quattro aspetti: pianificazione, organizzazione, guida e controllo.

Tutti i manager svolgono queste quattro funzioni. Durante la pianificazione, il controllo e l’organizzazione, il manager potrebbe essere affiancato da un intelligenza artificiale, sostituta del team di lavoro poiché in grado di elaborare immediatamente grandi quantità di dati. Mentre nel ruolo di guida nessun robot può sostituire nè affiancare un manager.

Il motivo è nella nostra mente. Il cervello umano è un organo che funziona su basi elettrochimiche di una complessità incommensurabile. Riuscire a influenzare positivamente questi cervelli, in termini di motivazioni, emozioni, passioni, consensi e così via è possibile solo per un’altra mente umana. Una macchina potrà esercitare una leadership solo su un’altra macchina, che pensa in modo logico e percepisce in maniera oggettiva. La mente umana, invece, ha bisogno di altre menti umane.

E’ proprio l’irrazionalità che ci rende umani, capaci di essere creativi e di trovare soluzioni alternative a quelle comunemente possibili. Per questo le macchine non potranno mai sostituire le funzioni manageriali che rimangono protette da un’unica, importantissima caratteristica: l’umanità.