Incentivi per le auto ecologiche: mobilità green e lavoro
Nel comunicato di venerdì 10 dicembre i ministri della transizione ecologica, dei trasporti e dell’industria hanno annunciato di voler terminare la vendita di veicoli a benzina e diesel entro il 2035. Il piano presentato dal Governo è composto da incentivi per l’acquisto di veicoli meno inquinanti, anche usati, e da piani di riconversione che assorbano i possibili esuberi e stimolino a loro volta nuove possibilità di occupazione. In totale si pensa di stanziare 7 miliardi nei prossimi anni per facilitare questo passaggio alla mobilità sostenibile, in aggiunta ai quasi 8 miliardi del Pnrr per la rinnovazione della rete stradale composta da autobus, treni locali, ciclovie e in genere per stimolare le filiere industriali.
Così commenta il Ministro Giovannini: “Ci siamo mossi perché non possiamo permetterci di perdere la corsa all’innovazione nella mobilità. La transizione ecologica è la strada lungo la quale crescerà l’economia nei prossimi decenni. La transizione deve stimolare la crescita”. Tuttavia, l’Anfia, l’associazione della filiera automotive, parla di “accelerazione troppo spinta verso l’elettrificazione”. I sindacati ipotizzano la perdita di 60 mila posti di lavoro.
È stato dunque chiesto al Ministro Giovannini se fosse possibile che questo piano sia in realtà troppo in anticipo sui tempi: “Abbiamo avviato un processo che dura 15 anni su cui si dovrà esprimere il Parlamento. Abbiamo fatto chiarezza sui tempi, come ci chiedevano gli stessi costruttori. Molti Stati europei, come Francia e Spagna, hanno già fatto sapere che vieteranno la vendita di auto con motori endotermici intorno al 2035, come ha proposto la Commissione europea”.
La decisione del Comitato interministeriale per la transizione ecologica è stata presa all’unanimità da tutti i ministri, anche in vista delle prossime negoziazioni sui tavoli europei. Ci sono paesi all’interno dell’UE che frenano questo processo chiedendo di allungarne le tempistiche, come Polonia ed Ungheria, ma a detta del Ministro si tratta di un’istanza dovuta ad una struttura industriale ancora arretrata, non ancora in grado di realizzare questa innovazione. “La manifattura italiana”, prosegue Giovannini, “è però molto più innovativa della loro, come dimostra il boom delle esportazioni di quest’anno. D’altra parte, il vero rischio è quello di perdere il mercato della nuova mobilità ecologica, come ha ricordato anche il presidente di Stellantis John Elkann. Con il Pnrr finanziamo il rinnovo degli autobus con oltre 2,5 miliardi, cui si aggiungono i 300 milioni per progetti volti a far crescere le filiere italiane. Ci sono aziende, come l’Industria Italiana autobus di Valle Ufita, in Campania, che hanno cominciato a produrre autobus elettrici. Tutta l’Europa sta andando in questa direzione e quindi c’è una grande opportunità per l’Italia: se non la cogliamo, dovremo rassegnarci ad importare di più e non è quello che vogliamo”.
Il Governo per far fronte ai possibili effetti sociali negativi della manovra prevede due tipi di incentivi: il primo per l’acquisto di auto non inquinanti e il secondo per l’acquisto di auto usate, valutando anche l’utilizzo del fondo europeo per la transizione ecologica, sull’impronta del modello francese, che sta arrivando a stanziare fino a 18 mila euro per gli incentivi sulle auto elettriche. Ovviamente ancora nessuna cifra è stata stabilita, ma risulta evidente che raggiungere la decarbonizzazione entro il 2050, come proposto dalla COP26, è un processo che richiede grandi investimenti. Per ora con il Pnrr sono stati allocati quasi 62 miliardi per ferrovie, porti, trasporti, logistica, con l’intenzione di trasformare l’Italia in un Paese che possa essere leader nell’innovazione ecologica e nella competitività delle sue imprese anche in questo settore.