La pandemia sta mandando in tilt il complesso sistema organizzativo delle aziende. Oltre alle conseguenze economiche, che hanno costretto molte imprese a ricorrere alla cassa integrazione, gli effetti si fanno sentire anche sulle assunzioni.

Nel secondo semestre del 2019 il dato occupazionale italiano aveva raggiunto il massimo storico, con 23,4 milioni di assunti. Ma già tra dicembre 2019 e gennaio 2020 è stato registrato un forte calo, diventato preoccupante con la diffusione dei contagi. L’emergenza si ripercuote in maniera significativa sul mercato del lavoro: i settori che soffrono di più sono quelli del turismo e dei trasporti, che, nella maggior parte dei casi, hanno bloccato le assunzioni. L’unico dato in controtendenza riguarda i settori direttamente coinvolti nella gestione dell’emergenza, costantemente alla ricerca di nuovi addetti.

In questo momento, e probabilmente anche nei prossimi mesi, i processi di selezione avvengono tramite i video colloqui. Ma il post Coronavirus cambierà radicalmente il mondo del lavoro, incidendo in modo particolare sul recruiting.

Dunque, in quale direzione dovranno muoversi i datori di lavoro per attrarre nuovi talenti?

In primo luogo il virus ci ha insegnato l’importanza dello smart working. Se ne parlava da tempo, ma solo un’emergenza sanitaria globale ci ha convinti a usare davvero questa modalità lavorativa. Il risultato è che adesso la gran parte dei lavoratori è in grado di gestire il lavoro autonomamente, lontano dall’ufficio e comunicando telematicamente. Per questo, anche quando l’emergenza volgerà al termine, i professionisti, sia senior che junior, andranno alla ricerca di aziende che offrono flessibilità riguardo gli orari lavorativi, gli strumenti, e la presenza in ufficio. La possibilità di lavorare in modalità smart sarà considerata importante tanto quanto la retribuzione.

Altro aspetto importante è il purpose driven HR, ovvero l’integrazione del purpose aziendale nel processo di employer branding. In parole povere, i nuovi assunti, soprattutto i Millennials, prediligono le aziende che hanno un chiaro ed esplicito scopo sociale, e che sono attente ad argomenti come la sostenibilità aziendale, l’inclusione e la diversità. Tutti questi aspetti erano presi in considerazione ieri, e lo saranno ancora di più nel nuovo contesto sociale post emergenza.

Rimane da chiedersi se la pandemia cambierà anche i canali con cui candidati e aziende vengono in contatto. Rispondere a questa domanda è difficile. Abbiamo già assistito a un cambiamento importante a riguardo, spostando i processi di ricerca e selezione dal cartaceo al web. Ma si tratta di un processo avvenuto già 15 anni fa. Senz’altro, nonostante l’importanza della tecnologia, durante il processo di assunzione i contatti umani hanno ancora un ruolo fondamentale, difficilmente trascurabile.

Infine c’è da considerare la grande segmentazione a cui andrà incontro il mercato del lavoro nei prossimi cinque anni. Da un lato ci saranno figure professionali a bassa specializzazione, dall’altro professionisti altamente specializzati, che saranno sottoposti a processi di selezione sempre più complessi. In entrambi i casi le aziende dovranno competere per attrarre i migliori talenti: un buon employer branding diventa, fin da ora, indispensabile.

Future Drive Pro è a vostra disposizione per qualsiasi informazione, aiuto o un semplice contatto. Ci trovate al numero di telefono 02.36693.350 o contattare i nostri esperti del settore Future Drive Selection (clicca qui).