Sono passate tre settimane da quando, in Italia, è scattata l’emergenza Coronavirus. Giorni difficili, fatti di riflessioni, chiusure graduali di scuole, università, negozi e aziende, isolamento domiciliare e conseguente interruzione delle relazioni sociali. Arrivati a questo punto le organizzazioni si ritrovano a pianificare interventi che considerino l’emergenza come uno stato di normalità, a cui resistere nel lungo periodo.

Il ritorno alle nostre abitudini, almeno per ciò che riguarda le attività produttive, richiederà 3, 6 o addirittura 9 mesi. Solo allora si potrà ritornare a confrontarsi personalmente, a meno di un metro di distanza, attuando i piani d’intervento delineati in precedenza per reagire alla crisi. Pensare nel lungo periodo è importante, ma cosa si può fare adesso per resistere alla crisi?

A dircelo è, ancora una volta, Andrea Porcu, Direttore Generale del Centro Medico Sant’Agostino. Porcu, che è già intervenuto sul tema dandoci preziosi consigli su come trasformare le difficoltà del momento in opportunità per il futuro, parte dalla nostra stessa considerazione: un’emergenza sanitaria di questa portata, seppur temporanea, non può essere affrontata come una semplice crisi. Il Coronavirus stà generando effetti economici inimmaginabili, ai quali non eravamo preparati,  quindi bisogna attuare regole e schemi di resilienza che ci permetteranno di sostenere il nostro business per un lungo periodo di tempo.

Per farlo, Andrea Porcu ci dà 5 preziosi consigli, che interessano in primis l’atteggiamento dei datori di lavoro, in secundis tutte le altre figure coinvolte nell’organizzazione.

  1. Convincersi che questa situazione non avrà fine nell’arco di poche settimane. Come già detto, il ritorno alla normalità è ancora lontano, dunque è necessario ridisegnare i piani d’intervento, considerando le variabili che, in questa situazione, mutano quotidianamente. In poche parole, bisogna agire come se il nostro business fosse appena nato, aprendosi a nuove opportunità e valutando i rischi.
  2. Gestire lo stress. La preoccupazione per la nostra salute, per quella dei nostri cari, per il nostro futuro e per quello di tutto il Paese, sono fonti di stress da non sottovalutare. Mai come in questo periodo l’ascolto e l’empatia giocano un ruolo fondamentale nelle relazioni aziendali. I datori di lavoro devono comprendere le difficoltà dei loro dipendenti, concedendo, a chi ne ha bisogno, di astenersi dal lavoro per qualche giorno.
  3. Ascoltare per agire. Dopo l’ascolto e il confronto è importante agire. Non rimandare le decisioni alla fine dell’emergenza, fermarsi per un periodo così lungo sarebbe un errore imperdonabile. Bisogna agire rapidamente, senza indugiare: gli errori sono contemplati, da questi bisognerà ripartire con ancora più velocità e coraggio.
  4. Regolare il “toine of voice”. Siamo abituati a lavorare in contesti basati sulle relazioni sociali: riunioni fatte di strette di mano e confronti anche su questioni personali, pranzi condivisi, pausa caffè in compagnia. Tutto questo, all’improvviso, è scomparso. Le relazioni sono gestite tramite e-mail, videocall e messaggi. Come si può immaginare, è facile fraintendersi: la comunicazione non è mai stata così complicata, perciò tutte le parti coinvolte nella conversazione dovranno adattare il proprio toine of voice a quello dell’interlocutore, con espressioni quanto più possibile chiare e dirette.
  5. Proiettare le opportunità attuali, ammesso che siano reali, in termini di costruzione per il futuro. Alla fine di questa tragedia saremo più forti, pronti a rialzarci con entusiasmo. Perciò, non facciamoci scappare le opportunità del momento, che ci consentiranno di ripartire nel migliore dei modi.

Fonte: ilsole24ore.com