L’uso obbligatorio del Green Pass, già in vigore per scuole, università e RSA, verrà esteso dal 15 ottobre anche a tutti i dipendenti pubblici e privati.

Con l’approvazione del nuovo Decreto, in accordo con sindacati e parti sociali, diventa obbligatorio presentare la certificazione verde Covid-19 in tutti i luoghi di lavoro.

Questa decisione definitiva ha fatto sì che venisse registrato un aumento del 35% delle vaccinazioni e una crescita delle prenotazioni dal 20% al 40%. Certo, rimane l’alternativa del tampone, ricordando però che in questo caso il certificato verde vale solo 48 ore con il test rapido antigenico oppure 72 ore con il test molecolare.

Per i lavoratori che non hanno il Green Pass la sospensione dello stipendio scatta dal 1° giorno. Non è dunque previsto il licenziamento.

L’obbligatorietà del Green Pass vale poi, per tutte le categorie, compresi i collaboratori familiari, dalle colf alle babysitter, così come per l’idraulico, l’elettricista o qualche altro tecnico che svolge il suo lavoro nel pubblico e nel privato. Inoltre, è stato stabilito che l’obbligo scatta anche per le partite IVA. Vuol dire che vale anche per gli studi professionali e per i fornitori.

Saranno i datori di lavoro – o i loro incaricati – a definire le modalità per l’organizzazione delle verifiche.

Per le aziende con meno di 15 dipendenti, è prevista una disciplina specifica per consentire al datore di lavoro di sostituire temporaneamente il dipendente privo di Green Pass. Ciò che è certo è che per le imprese con meno di 15 dipendenti la sospensione dall’attività lavorativa scatta dal 5° giorno di mancata presentazione della certificazione verde e la durata può corrispondere a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione.