Gli effetti collaterali della pandemia sulla formazione aziendale
La formazione aziendale è uno dei settori più colpiti dall’emergenza Coronavirus. Fino a questo momento ci siamo concentrati sull’attività produttiva, sull’organizzazione e sugli strumenti necessari per adattarsi alla nuova realtà. Ma la vita in azienda non è fatta solo di momenti operativi: la formazione non può essere messa in pausa, sia che si tratti di reskilling, sia che consista nella trasformazione delle competenze.
Secondo i dati raccolti da McKinsey -società internazionale di consulenza manageriale – in Nord America circa metà dei programmi di formazione aziendale fissati fino al 30 giugno sono stati annullati, mentre in Asia e in Europa rinvii e cancellazioni sfiorano il 100%. Questa sarà la situazione che caratterizzerà la formazione anche nei prossimi mesi: almeno fino alla fine del 2020, con molta probabilità, dovremo salutare formazioni in aula, in hotel o in altre città in compagnia dei colleghi.
Ciò non significa abbandonare l’attività di formazione. La pandemia ha dato una nuova spinta all’innovazione tecnologica, che ha inevitabilmente investito anche il processo di workplace learning. Per dimostrare come la formazione in azienda possa essere proseguita, magari ricavando anche nuovi vantaggi, McKinesey propone sei attività.
- Formare un team competente nel rispondere alle esigenze di formazione in aziende. Si tratta di una task force di cui dovranno far parte gli skateholder rilevanti, ovvero i business partner degli HR, il personale che si occupa dell’erogazione dei corsi, gli addetti all’infrastruttura IT e alle piattaforme digitali, e i fornitori di soluzioni tecnologiche. Il compito del team sarà quello di individuare le priorità, ovvero quali corsi vanno per primi adattati al formato digitale in base all’importanza delle tematiche affrontate.
- Proteggere i dipendenti nei programmi di formazione in aula. Nel caso in cui i corsi non possono essere trasferiti online, sarà necessario attuare le misure di prevenzione igenico sanitarie. Per i corsi erogati online, invece, è necessario verificare che i partecipanti abbiano gli strumenti adeguati e li sappiano maneggiare.
- Adattare l’erogazione di corsi ed eventi. Il numero di eventi e corsi che può essere erogato online è infinito. Tuttavia, la componente emozionale della formazione rischia di essere sacrificata. Per fortuna ci sono soluzioni alternative, che consentono di riprodurre il feeling emozionale: ad esempio fornendo il materiale prima della video conferenza, proponendo sondaggi, invitando i partecipanti a lasciare un feedback sulla lezione. In questo modo i dipendenti saranno coinvolti attivamente.
- Promuovere il digital learning. Tra gli effetti collaterali positivi della pandemia c’è la possibilità di promuovere un’offerta di formazione digitale che duri nel tempo. I programmi di digital learnign devono essere migliorati, consentendo ai partecipanti un’esperienza formativa all’avanguardia, personalizzata e tarata sulle esigenze dei singoli, che allo stesso tempo promuova il senso di community e l’allineamento con gli obbiettivi aziendali.
- Studiare strategie digitali alternative. Mentre molte organizzazioni propongono offerte di corsi digitali, altre prendono in considerazione la possibilità di trasferire corsi svolti in aula in un formato totalmente digitale. Si tratta di un profondo ripensamento dell’esperienza di apprendimento che include componenti social di collaborazione e iterazione tra gruppi di studenti. Chi propone le tecnologie di digital learning aiuta le aziende ad accelerare la trasformazione: basti pensare che la proposta tecnologica più avanzata è l’uso della realtà virtuale nella formazione.
- Prepararsi a scenari molteplici. La situazione attuale ci ha resi consapevoli dell’imprevedibilità del futuro. Dall’emergenza abbiamo imparato l’importanza di essere pronti a tutto. Per questo bisogna considerare che gli incontri potranno essere posticipati anche dopo maggio, e l’aggiornamento dell’infrastruttura tecnologica può rivelarsi un aiuto prezioso.