Spesso, soprattutto i giovani del mondo di oggi, si lamentano della difficoltà a trovare lavoro.

Si conta che il tasso di disoccupazione sia salito dal 6% al 10% in soli 15 anni.
Seguendo la ricerca di Randstad Research, il centro di ricerca sul lavoro del futuro, il rapporto più critico tra domanda e offerta è stato alla fine del 2019.

Questo gap precario può essere dovuto a:

  • mancanza di competenze digitali
  • poca tendenza all’innovazione e allo sviluppo
  • poco dialogo tra istituti di formazione e aziende che offrono posizioni lavorative

In merito all’ultimo punto, le Business School hanno proprio l’obiettivo di coniugare l’aspetto teorico e l’insegnamento on the job, diffondendo strumenti e un lifeloang learning,  che siano trasversali e sempre in aggiornamento. Il problema di queste scuole è che sono poco accessibili a livello economico e che presentano contenuti solo di medio/alto livello.

Un esempio che dovrebbe utilizzare l’Italia è lo scenario americano, le scuole e gli istituti formativi preparano concretamente i propri studenti a prospettive e carriere future, investono anche a livello economico per cercare di preparali alle esigenze di mercato tra cui data science, web development, digital skills. Un’idea potrebbe essere come nella Stanford University, ingaggiare direttamente figure manageriali da Brand come Google e Apple per tenere direttamente corsi di management.

Il giusto compromesso comporterebbe una collaborazione e comunicazione efficiente tra il settore scolastico e professionale per cercare di sopperire alle nuove esigenze di mercato e soddisfare giovani volenterosi e pieni di talento.