“FUGA ROSA”: LE GIOVANI MADRI LASCIANO IL LAVORO, PEGGIORATA LA SITUAZIONE POST PANDEMIA
Nel 2020 solo in Emilia-Romagna si sono registrati tremila licenziamenti, tutti da parte di donne di età compresa tra i 34 e i 44 anni: questo il motivo per cui si parla di “fuga rosa”, un fenomeno già in atto e che prosegue da anni. Nel 2020, con l’arrivo del covid, il grande numero di dimissioni da parte di donne lavoratrici, madri di figli di età minore di tre anni, non si è affatto arrestato, anzi, ha continuato a crescere.
Un dato particolarmente allarmante arriva dal territorio romagnolo, in cui nel rapporto regionale sulle convalide di dimissioni di genitori, presentato dall’Assemblea Legislativa, si è evidenziato come al netto di 4.174 dimissioni presentate nel 2020, 2.984 hanno coinvolto donne. Si parla dunque di ben più della metà del totale, che sembra però essere sceso rispetto al 2019, che contava di ben 5.447 dimissioni.
Si parla di numeri che rappresentano dimissioni volontarie, ma fino a che punto? Nell’anno passato infatti le famiglie hanno dovuto affrontare delle problematiche difficili, con la chiusura di scuole ed asili e la necessità di bilanciare il lavoro con le esigenze familiari.
Un dato risulta quindi essere in crescita: la predominanza tutta femminile delle dimissioni da parte di lavoratrici madri. Durante il 2020 sono state più del 71% del totale, 3 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente ed interessano proprio la fascia d’età compresa tra i 34 e i 44 anni, il periodo in cui si registrano il maggior numero di gravidanze sul territorio.
Se si indaga inoltre le motivazioni alla base di queste interruzioni di contratti lavorativi, si scopre che sono maggiormente legate a “difficoltà nel conciliare l’occupazione con le esigenze di accudimento dei figli o per ragioni legate ai servizi di cura”, legate a doppio filo ad una mancanza da parte del datore di lavoro di flessibilità oraria o del part-time: a fronte di 164 richieste dei dipendenti, quasi tutte donne, ne sono state accolte 41. Le motivazioni per le dimissioni volontarie presentate da parte di uomini sono invece maggiormente legate a volontà di cambiare azienda e il settore maggiormente colpito dalle dimissioni (71% totale) è il terziario, tradizionalmente caratterizzato dalla prevalente occupazione femminile, a cui fanno seguito industria ed edilizia.
La presidente dell’Assemblea Legislativa Emma Petiti ha affermato nel corso della conferenza in cui sono stati presentati i dati: “Le politiche per favorire la conciliazione tra lavoro e famiglia appaiono ancora lontane dall’essere appieno attuate. Forse è il caso di aprire una discussione approfondita con le associazioni datoriali per capire a che punto siamo nella nostra regione e dove vogliamo andare”. “La crisi — ha aggiunto Sonia Alvisi, consigliera di parità della regione — l’hanno pagata e continuano a pagarla soprattutto le donne. Con il Covid, le conquiste femminili sul lavoro hanno fatto un balzo indietro di anni, riattualizzando stereotipi come quello che la cura dei figli sia appannaggio esclusivo delle donne che inevitabilmente vengono penalizzate nel mercato del lavoro”.