Formazione di ieri e di oggi: l’importanza delle competenze trasversali
La parola formazione è una delle più abusate del terzo millennio. Spesso, infatti, ci si riferisce alla formazione come all’obbligo a cui bisogna assolvere, pena l’esclusione dall’organismo certificatore. E’ stato per anni considerato il metodo per ottenere quel agognato “pezzo di carta”, orgoglio delle mamme e garanzia di ottenimento di una professione rispettabile.
Ma bisognerebbe considerare la formazione per quello che è, ovvero l’arma vincente nella lotta contro le insidie quotidiane, che si tratti della comprensione del bugiardino dei farmaci o del contratto di lavoro.
Sempre più frequentemente si leggono dichiarazioni di titolari d’impresa o responsabili di organizzazioni datoriali che chiedono a gran voce più scuole tecniche perché, si sa, la formazione umanistica non serve a un tubo. Ma è proprio il mondo del lavoro che pensano di dominare a smentirli.
Infatti, il lavoro è in continuo mutamento. Le competenze tecniche, dunque, sono sì importanti per agire sul mercato. Ma il mercato ha bisogno di essere capito, e per farlo serve capacità di ragionamento, comunicazione, gestione, analisi e programmazione: tutte competenze trasversali.
Dunque, un imprenditore non può preoccuparsi di lavorare e basta. Indipendentemente dai dipendenti che lavorano nella sua attività, chi svolge mansione manageriali deve oggi avere capacità gestionali e relazionali, che esulano dalle conoscenze puramente tecniche e normative.
In molti sono attaccati al “si stava meglio quando si stava peggio”, una filosofia che non aiuta proprio nessuno. E’ vero che una volta le cose andavano in maniera diversa, ma era il mondo ad essere diverso: la nuova realtà esige cambiamento. Uno strumento efficace di adattamento è, per l’appunto, la formazione, anche non tecnica. La formazione trasversale offre, infatti, i mezzi necessari ad ovviare alle necessità che abbiamo precedentemente menzionato. La cosa bella è che questo tipo di formazione è finanziata.
Eppure i fondi per la formazione interprofessionale non vengono quasi mai usati. Siamo davanti a un paradosso: gli stessi imprenditori che si lamentano dei ragazzi non formati in tempo dalla scuola pubblica, sono gli stessi che lasciano i fondi per la formazione a fare la muffa.
Per fortuna, guardando le ultime tendenze, sembra che qualcosa stia cambiando. La formazione viene sempre più considerata come necessaria: sono sempre di più i professionisti che decidono di pagarsela da soli, pur essendo consapevoli della possibilità di averla a disposizione gratuitamente, per legge. Ciò dimostra una nascente competitività anche in quest’ambito.
Tra l’altro, chi fa formazione chiede sempre di più una modalità non classica, meno frontale, più esperienziale e diretta, tramite il coinvolgimento tra tutor e alunno.
Tutti dovrebbero fare propria la fame di formazione, dall’operaio al manager. Sono finiti i tempi della scuola della strada: facciamocene una ragione.