Cinque milioni per le scuole: il più grande progetto di investimenti della Repubblica
Federico Fubini sul Corriere della Sera racconta: “dal 29 novembre il più grande progetto di investimenti nella storia della Repubblica entrerà nel vivo e sarà il Ministero dell’Istruzione a pubblicare per primo una serie di bandi che per volume finanziario e portata dell’impegno superano di quasi 10 volte il valore degli altri 23 bandi apparsi fin qui sul sito del PNRR”.
Si sta parlando dunque dei cosiddetti “soldi dell’Europa” e soprattutto di come l’Italia si sta impegnando a spenderli. In tutto ciò, qualche bando è in realtà già partito, ma quelli del 29 novembre sono i primi di una portata davvero degna di nota. L’offerta, infatti, scrive Fubini: “include 3 miliardi per generare in pochi anni 264.480 nuovi posti in asili nido e scuole per l’infanzia, più 800 milioni per costruire scuole nuove, più 500 milioni per ristrutturarne di vecchie, più altri 400 per fare più di 1000 mense e altri 300 per migliaia di palestre, in particolare al Sud”.
È necessario partire ora con questo piano, poiché il tempo poi stringerà, aggiunge Fubini: “presto andranno fatte cose banali a dirle ma non a farle, studi di fattibilità per costruire dal niente migliaia di asili nido e scuole d’infanzia, progetti da stilare, appalti da lanciare, lavori da assegnare entro giugno 23 alle ditte vincitrici, personale da assumere, milioni di bambini da fare entrare nell’anno 2025 nell’anno 2026”.
Quello di cui parliamo è in realtà solo un piccolo spicchio di un piano quasi 100 volte più grande, di oltre 300 miliardi, se si includono i fondi italiani e quelli europei tradizionali, che non vanno semplicemente spesi nelle modalità decise dallo Stato, ma di cui vanno mostrati i risultati: entro tre anni, per esempio, andrà assegnato un tutor a 720mila adolescenti che hanno abbandonato o rischiano di abbandonare la scuola, entro il 2026 andrà portato il tasso di abbandono scolastico dal 13% al 9%. In aggiunta sono presenti altri obiettivi, altrettanto importanti ed impegnativi, come quelli sulla diminuzione delle tempistiche relative ai processi e sulla semina di nuovi alberi.
“Ci riusciremo?” si domanda Fubini: “A quali indizi dobbiamo guardare per capire se stiamo tenendo il passo?”. Per ora mancano due strumenti utili per capire a che punto siamo e dove stiamo andando: manca un calendario dei bandi in uscita, che aiuterebbe le parti interessate a programmare il proprio piano di azione, e manca un “libro di bordo”, che permetta al centro del sistema di capire a colpo d’occhio cosa sta funzionando e cosa no.
Staremo dunque a vedere se e come verrà attuato questo “libro di bordo” e soprattutto come il governo pensa di monitorare e gestire, governare appunto questa fase così importante che si aprirà nei giorni a venire.