Almalaurea 2022: con quali lauree si trova più facilmente lavoro e quanto si guadagna
L’ultimo rapporto Almalaurea ha messo in luce l’attuale condizione occupazionale dei laureati italiani, intervistandone quasi un milione.
La buona notizia è che il tasso d’occupazione dei laureati italiani non solo è tornato ai livelli pre-Covid ma è addirittura aumentato. Restano però evidenti disparità fra uomini e donne, Nord e Sud.
I laureati al Nord hanno il 43,7% in più di probabilità di essere impiegati a un anno dal conseguimento del titolo e, se sono uomini, hanno il 12,8% di probabilità in più rispetto alle donne, nonostante quest’ultime rappresentino quasi il 60% del totale dei laureati italiani.
Secondo Almalaurea, potrebbe dipendere anche dal tipo di corsi di studi intrapreso poichè, guardando i dati, le donne sono più indirizzate verso scienze della formazione, lettere, lingue e psicologia ed è più difficile trovare una collocazione con questi titoli di studio. Mentre trovano lavoro più facilmente ingegneri, informatici, medici e farmacisti.
A riguardo, Almalaurea ha evidenziato anche quali sono i guadagni dei laureati italiani, a cinque anni dal termine di uno di questi percorsi di studi:
Medici e farmacisti (1.898 euro netti al mese)
Ingegneri industriali e informatici (1.851 euro)
Laureati in Economia (1.706 euro),
Laureati in Architettura e Ingegneria civile (1.680 euro)
Laureati nelle discipline scientifiche (1.625 euro)
Laureati in Giurisprudenza (1.619)
I più svantaggiati invece sono educatori, operatori sociali, maestre d’asilo e delle elementari (che guadagnano fra i 1.300 e i 1.400 euro netti al mese), gli psicologi (1.331 euro), i laureati in materie umanistiche (1.399).
Resta un dato non da trascurare quello che vede aumentare, insieme al tasso di occupazione, l’incidenza dei contratti a tempo determinato. A un anno dal titolo poco più di un laureato su quattro è assunto in via definitiva, la maggioranza è invece a tempo determinato (40 per cento). A tre anni, i lavoratori precari sono quasi dimezzati: 20-25 per cento. A cinque anni scendono ulteriormente ma un laureato su sei è ancora alle prese con un contratto a tempo.